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30 Marzo 2020
Ad oggi, il Covid-19 in Italia ha rappresentato molto di più di una feroce epidemia. Da quando il coronavirus ha iniziato a pervadere il Paese, milioni di cittadini sono stati costretti a cambiare abitudini sociali e lavorative. L’inedita esperienza della quarantena ha perfino mutato il profilo dei consumatori italiani, soprattutto nella fruizione dei media. O, perlomeno, questo è ciò che delinea la nuova ricerca condotta da Havas Media. Prendendo come riferimento un campione di 800 casi (over 18), lo studio ha tracciato i comportamenti degli utenti dal 13 al 16 marzo 2020. Perché proprio questa finestra temporale? Semplice, si tratta del primo weekend in cui l’Italia intera si è trovata a essere una “zona rossa” (o “arancione”, come da altri dichiarato). Tutto ciò, con evidenti ripercussioni e limitazioni delle uscite al di fuori delle mura domestiche. Non sorprende, perciò, il dato secondo cui l’85,6% degli intervistati ha ammesso di aver cambiato le proprie abitudini dall’inizio dell’emergenza. Nella maggior parte delle interviste, viene però considerato più difficile da assimilare il nuovo modo di relazionarsi con altre persone, anziché la gestione del tempo libero. Ergo, la socialità stravince al cospetto del relax. E meno male che sia ancora così. Passando al tema del lavoro, in quel periodo il 42% del campione si trovava a fare i conti con lo smart working. Ma tale percentuale può ovviamente aver subito notevoli variazioni, a causa dei decreti ministeriali più recenti. Smart working a parte, come impiegano il tempo gli italiani a casa? Per la stragrande maggioranza, si fruisce di contenuti media. La tv, storicamente il mezzo di entertainment più trasversale, sta facendo registrare ascolti impressionanti. Non va però sottovalutata la forza della tv on demand, capace perfino di competere con la tradizionale programmazione lineare: il rapporto di Havas Media recita che il 46% del campione si gode film e serie tv on demand dall’inizio della quarantena. Per la gioia di Netflix, Amazon Prime Video e compagnia (a cui si va ad aggiungere la new entry Disney+). Anche la radio non se la passa male, nonostante qualcuno potesse prevedere il contrario. I dubbi arrivavano dalla drastica diminuzione degli utenti del cosiddetto drive-time (gli orari di punta e delle code in tangenziale). In regime di quarantena, gli utenti radiofonici sembrano distribuire invece la loro presenza in maniera uniforme lungo tutto il day-time. E aumentano perfino le interazioni degli ascoltatori con i programmi in onda sulle principali emittenti. Chi (o cosa) non beneficia del distanziamento sociale è la carta stampata. Quotidiani e riviste cartacee non vivono proprio il loro periodo d’oro: la motivazione va cercata nel sensibile calo dei clienti in edicola, ora rifugiati nelle proprie case. L’altra faccia della medaglia mostra, al contrario, un prezioso successo (33%) nelle vendite di magazine, libri, abbonamenti e quotidiani in versione digitale: se si considera che siamo di fronte a un settore da sempre zoppicante, si auspica che tale fenomeno possa essere un buon segnale per il futuro. Ultimo, ma non per importanza, l’e-commerce. Tra gli intervistati da Havas Media, il 44,6% di loro hanno aumentato i minuti (per i compulsivi, le ore) alla ricerca di prodotti e servizi da acquistare online. Generi alimentari, farmaci e editoria completano il podio delle categorie che fanno da traino per questo dato. In attesa di ricerche più aggiornate, il quadro che emerge è di sicuro interesse per migliaia di piccoli e grandi brand italiani (e non). Davanti a chi, tra essi, già ripianifica i propri investimenti nell’adv, non si delinea un mondo mediale fermo. Forse, non è proprio il caso di tagliare i fondi per la brand communication. Si tratta piuttosto di saper cogliere le sfumature di questo eccezionale periodo storico, per ricalibrare i propri sforzi di comunicazione e migliorarne così le performance.
di Luca De Marchi_Senior Digital Copywriter
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