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30 Marzo 2020
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha identificato la pandemia Covid-19 come la prima infodemia della storia. Ciò significa che il suo impatto sulla società e l’economia è indissolubilmente connesso all’universo digital e social. In realtà, la pandemia da nuovo coronavirus non è stata la prima crisi sanitaria a verificarsi nell’era dei social. Negli ultimi 10 anni, ci sono state infatti almeno altri 3 casi internazionali: la pandemia H1N1 (2009), l’epidemia di Ebola (2014) e quella di Zika (2016) hanno avuto un’influenza ampiamente documentata sulle conversazioni social. Dieci anni fa, le istituzioni non erano attrezzate per comunicare informazioni corrette online: gli utenti usavano i social per cercare direttive, ma le fonti inaffidabili prendevano il sopravvento. Da allora, abbiamo però fatto grandi progressi. I social network si sono evoluti, le grandi organizzazioni hanno migliorato la comunicazione online e, anche grazie alle campagne 2016 contro le fake news, le persone sono diventate più abili nel distinguere la verità dalle bufale. Quindi, che ruolo stanno avendo i social durante la pandemia Covid-19? In qualche modo, sono fonte primaria di condivisione delle notizie. Naturalmente, ciò non significa che non sia presente una certa dose di disinformazione: per molti, le teorie del complotto sono una risposta naturale a situazioni di crisi come questa. E non mancano casi di utenti che sono arrivati a fingere diagnosi per tentare di guadagnare follower. Ma i grandi del web, in collaborazione con l’OMS, stanno prendendo misure per rimuovere fake news e promuovere informazioni accurate. Googlando “coronavirus”, ad esempio, vengono messi in evidenza i risultati della stessa OMS. Anche Facebook, Twitter e YouTube indirizzano gli utenti sui siti dell’OMS o alle organizzazioni sanitarie locali. TikTok sta eliminando, con l’aiuto dell’AI, i video fuorvianti o inappropriati. WeChat esamina le “voci” che circolano sul virus, rimuovendo quelle ritenute palesemente false. I social si stanno rivelando anche un’importante fonte di informazioni ufficiali e provenienti dalla popolazione. All’inizio della crisi, giornalisti di tutto il mondo hanno utilizzato le piattaforme cinesi per ottenere un quadro più preciso della situazione. Inoltre, solo grazie all’abbondanza di notizie sui social, il governo cinese è stato “obbligato” a fornire informazioni più precise sull’emergenza. Al contempo, i social network stanno anche contribuendo a promuovere azioni collettive di solidarietà, dando visibilità a diverse raccolte fondi online. Infine, scienziati di tutto il mondo li stanno sfruttando per diffondere conoscenza e promuovere la ricerca: all’inizio dell’epidemia, il genoma del coronavirus è stato apertamente pubblicato consentendo a migliaia di ricercatori di trovare una possibile cura. Mentre durante le precedenti crisi sanitarie, i social si sono trovati in larga parte impreparati, oggi sono impegnati nel promuovere verità e informazione. Alimentando la collaborazione scientifica, creando opportunità e soprattutto aiutando le persone in quarantena a superare il loro isolamento.
I social media possono essere una forza inarrestabile, soprattutto in tempi di crisi. E una grande responsabilità è richiesta a tutti noi, utenti di queste piattaforme. Facciamo in modo che questa emergenza indesiderata trasformi i nostri tanto frequentati social in un modello di informazione sostenibile a lungo termine. Il messaggio, come suggerito dall’OMS, è per tutti noi: “Condividiamo con saggezza, facciamo click con attenzione e non alimentiamo i troll”.
Quindi: #RestiamoACasa e usiamo i social responsabilmente.
di Serena Sansica_Social Media Lead
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