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28 Maggio 2020
Negli ultimi anni, l’e-commerce è uno dei mercati che ha fatto registrare i più alti tassi di crescita. La compravendita online è ormai un’abitudine d’acquisto ben radicata nei Paesi più avanzati, con poche eccezioni. Pur confermando trend in ascesa, l’Italia non ha ancora raggiunto livelli di penetrazione dell’e-commerce paragonabili ai paesi nordeuropei. O, perlomeno, questo era il quadro che emergeva fino a qualche mese fa.
Com’era logico aspettarsi, la pandemia di Covid-19 ha però stravolto gli equilibri economici preesistenti. La genesi di nuovi contesti sociologici e di consumo ha portato a una piena evoluzione comportamentale rispetto all’e-commerce.
Per essere più espliciti, prima dello scorso marzo l’analisi Retail E-Commerce Sales Worldwide stimava che i digital buyers sarebbero stati più di 2 miliardi nel 2020. Ergo, il 25% della popolazione mondiale avrebbe compiuto acquisti online. In Cina o nel Regno Unito, addirittura transitava online ben un quinto del denaro speso per acquisti B2C. Una porzione enorme, soprattutto se paragonata al contesto italiano: al di qua delle Alpi, solo il 7,3% dei consumatori comprava beni online.
Tale dato si fondava su comportamenti d’acquisto ancora poco digitalizzati in Italia. Solo un italiano su 3, infatti, ammetteva di comprare online, con il 40% di acquisti effettuato da smartphone e il 23% avvenuti su siti stranieri. Ma quali sono i motivi di una simile debacle rispetto al resto delle principali potenze economiche globali? Giusto per citarne alcuni, si può parlare di problemi logistici e alti costi di trasporto, mancanza di investimenti e fiscalità non vantaggiosa, assenza di un supporto centralizzato di filiera, digitalizzazione limitata nei consumatori e nelle aziende.
Il Covid-19 e, soprattutto, il conseguente periodo di quarantena ha però ribaltato il tavolo. Nel giro di poche settimane, l’e-commerce è cresciuto a tripla cifra, trascinato soprattutto dal settore alimentare e dell’approvvigionamento domestico. Secondo Forbes o La Repubblica, i prodotti di largo consumo e per l’igiene personale hanno goduto di un incremento delle vendite online pari all’81%.
Nell’impossibilità di trovare tutti i prodotti desiderati su Amazon o sui grandi portali di e-commerce, svariati milioni di consumatori si sono rivolti ai marchi D2C: per questi ultimi, la quarantena ha permesso di raggiungere nuovi clienti e fidelizzarne una buona parte, anche attraverso l’apertura o il rafforzamento di un proprio canale e-commerce. Ed ecco che l’e-commerce ha così fatto impennare le vendite di brand come Sodastream (incrementi di vendita a tripla cifra), Granarolo, MiScusi e Mannarino Macellerie.
Secondo un indagine Netcomm, l’inizio della primavera 2020 ha coinciso perciò con una definitiva trasformazione dell’e-commerce in Italia. Il 75% dei consumatori ha effettuato acquisti online, gli acquisti con carta di credito e e-wallet sono saliti alle stelle, i flussi distributivi si sono spostati verso una modalità D2C. E, mentre le grandi dot.com faticavano a reperire e distribuire i prodotti con efficienza, ne hanno giovato i piccoli commercianti che si sono dotati di canali alternativi di vendita (delivery, prenotazioni/prevendite, Click&Collect).
Forse, è finalmente chiaro a ogni operatore che il digital non è più un’opzione, ma l’unica via percorribile nel mercato odierno. Con nuovi trend e opportunità ben definite: ⦁ Promozione con e-commerce distribution ⦁ Dropshipping, per permettere a chi vuole aprire un e-commerce di non avere un magazzino di stoccaggio e rifornirsi tramite un fornitore ⦁ Semplificare l’e-commerce senza magazzino, utilizzando FBA (Fulfillment by Amazon) ⦁ Aprirsi a una customer experience fondata sui contenuti social e sull’influencer marketing: in sintesi, il social e-commerce (anche se l’acquisto diretto dai social network non è ancora disponibile in Italia)
Le nuove attitudini di acquisto, testimoniano quindi che il commercio è omnichannel. Online e offline rappresentano realtà complementare per acquisire e fidelizzare nuovi clienti, grazie a customer journey che intrecciano l’esperienza fisica e digitale. Si pensi al successo dell’e-commerce per i retailer e i piccoli commercianti locali: grazie a nuovi canali di vendita territoriali (su piattaforme digitali), si è sviluppato un modello di acquisto online con successivo delivery o ritiro in negozio.
Per sfruttare al meglio e consolidare la prepotente ascesa dell’e-commerce, la digitalizzazione del retail tradizione non può tuttavia essere sostenuta dai soli piccoli commercianti. Sono necessarie dinamiche di filiera in cui produttori e grossisti contribuiscano a creare modelli di vendita alternativi e a spingere i local e-commerce.
H2H e Voodoo propongono quindi un’offerta unica, per rispondere all’esigenza di digitalizzazione delle filiere commerciali. A livello nazionale o locale, vengono proposti modelli virtuosi a costi contenuti. Nel dettaglio, ogni case viene analizzata e supportata in termini di data integration, creazione di marketplace, flussi di distribuzione digitali, vendita e-commerce per il local retail, contenuti per siti web e vetrine online.
Di Paolo Romiti
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