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DMA Awards Italia 2019: il Growth Hacking secondo Bifulco

19 Luglio 2019

Promettevano di essere “more than a party”. E, senza ombra di dubbio, hanno mantenuto la promessa. L’edizione 2019 dei DMA Awards Italia (lo scorso 4 luglio al Vodafone Theatre di Milano) ha portato l’asticella del tradizionale evento decisamente più in alto rispetto agli scorsi anni.

Parte del merito va attribuito anche ai contenuti proposti dagli esclusivi relatori d’eccezione, saliti sul palco prima della Cerimonia di Premiazione. Tra i protagonisti degli interventi pomeridiani, il Director di Startup Grind Andrea Roberto Bifulco ha catturato la platea con un discorso sul Growth Hacking.

Con la presentazione “Growth Hacking is the new black”, Bifulco ha definito i tratti fondamentali di una disciplina che permette di capire come accelerare la crescita di un business in maniera sostenibile, attraverso rapidi esperimenti sul marketing e sulla definizione del prodotto.

Nato in Silicon Valley una decina di anni fa e applicato da colossi come Facebook, Dropbox, Instagram e altri, negli ultimi anni questo filone di studi è letteralmente esploso ed è stato adottato da aziende di ogni tipo: da Coca-Cola a IBM, passando per Heineken, Colgate e Transavia. Alla base della metodologia del Growth Hacking vi sono il pensiero laterale, la creatività, la sperimentazione, l’analisi dei dati e la continua interazione di strategie e modelli di business.

Il discorso del Director di Startup Grind ha quindi esaltato il Gorwth Hacking come il punto d’unione tra sviluppo del prodotto, marketing digitale e data-driven marketing. La giovane teoria può essere applicata in ogni ambito societario: dal Customer Service all’area Operations, dal Risk Management al Complaints handling, fino al Regulated advice & sales.

Con l’obiettivo di costruire un Growth Engine in ogni azienda, il Gorwth Hacking trova fondamento nella modalità empirica (con una costante ricerca del “beta mode”) e nel totale rispetto del processo teorizzato.

Su quest’ultimo aspetto, Bifulco ha portato ad esempio la genesi e la crescita di Netflix, seguendo le fasi del funnel classico del Growth Hacking:

  • Awareness: come il tuo brand ottiene visibilità.
  • Acquisition: come gli utenti possono entrare in contatto con te. I canali usati più spesso sono SEO, SEM, SMM, social advertising, content, retargeting e digital PR.
  • Activation: se gli utenti hanno una buona prima esperienza con il brand, attraverso UX, onboarding, CRM e tutorial.
  • Retention: se gli utenti ritornano a visitare il brand, sfruttando email marketing, retargenting, push notification o product marketing.
  • Revenue: come aumentare i guadagni, prestando attenzione al chackout process.
  • Referral: se gli utenti condividono l’esperienza con il tuo brand, tramite referral marketing, meccanismi di sharing o app review.

Ecco, in estrema sintesi, il mix di operazioni proposto dal Growth Hacking. Che la rivoluzione del data-driven marketing sia già arrivata? Andrea Roberto Bifulco ne sembrava convinto. E, dopo la sua presentazione, anche i presenti in sala avevano pochi dubbi a proposito.

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